Oggi sono molto felice di essere il coach dell’OM perché adoro le polemiche. Appena ha messo piede nella sala stampa, ROBERTO DE ZERBI ha dato subito il tono, prima ancora di essere interrogato dai giornalisti. Presentatosi per il consueto punto stampa prima della partita (l’OM ospita il TOULOUSE), l’allenatore sapeva cosa lo aspettava. Per chi non ha seguito la notizia, giovedì L’ÉQUIPE ha pubblicato un articolo sulle dinamiche all'interno dello spogliatoio marsigliese dopo la sconfitta contro il REIMS (1-3). Un post-partita molto teso, durante il quale DE ZERBI ha usato parole dure nei confronti dei suoi giocatori. Rivelazioni arrivate nel momento peggiore per un OM che ha subito quattro sconfitte nelle ultime cinque partite, perdendo anche il secondo posto in classifica. Accusato di essere troppo severo con i suoi giocatori, l'italiano ha quindi colto l'occasione per chiarire e affermare di difendere più che mai la sua squadra.
«Ho vissuto molto male questa settimana come tutti. Parlerò chiaramente di ciò che è stato scritto. Sono la persona che apprezza di più i suoi giocatori e che vuole il loro bene. Ho la responsabilità di tirare fuori il meglio di loro. Abbiamo fatto belle cose quest’anno. A PARIGI, dopo la partita, ho detto di essere fiero dei miei giocatori. A LENS ho detto che abbiamo fatto una grande partita. A NIZZA ho abbracciato tutti i giocatori, compreso BRASSIER. Quando perdiamo alcune partite senza dare il massimo, mi arrabbio e prendo decisioni, sempre per il bene del club, sempre con educazione. Le cose che sono successe questa settimana sono normali, accadono in tutti i club. A MARSIGLIA, però, escono allo scoperto, altrove no. Domenica, PABLO era presente durante la riunione e mi ha sempre supportato, così come MEDHI (BENATIA). Anche i giocatori, RABIOT, HOJBJERG, GREENWOOD, BENNACER, che non amano molto parlare, sono venuti a parlarmi e mi hanno dimostrato il loro legame», ha dichiarato, spiegando le ragioni del suo disappunto e smorzando i giudizi severi espressi nei confronti di POL LIROLA.
«Non accetto che si facciano le cose al di sotto delle nostre capacità. Con buone maniere o anche in modo più diretto, cerco di portare l’OM verso l’obiettivo. Penso di essere una buona persona, anche se oggi alcuni di voi mi fanno passare per un criminale, e questo non è giusto. Il club mi ha detto che a volte sono stato troppo gentile. A volte concedavo un giorno di riposo in più. Leggere certe cose mi ha infastidito. Dire che ci sono giocatori contro di me è falso. È certo che su 22 giocatori, non tutti possono apprezzarmi. Quello che è uscito su LIROLA… io lo conoscevo prima di voi. So che a volte bisogna provocarlo per fargli dare il meglio di sé. Se dovessi farlo di nuovo, lo rifarei. Farò sempre le cose per il bene del mio club.» Dritto per la sua strada, DE ZERBI ha concluso il suo intervento affermando che articoli di questo tipo non mettono in discussione il suo futuro all’OM, soprattutto ora che l’AC MILAN lo sta corteggiando.
«Nella vita bisogna anche dare, non solo ricevere. Il mio dovere è far emergere il 100% di loro, farli rendere al meglio. Non faccio calcio per lo stipendio, ma per la passione. Il calcio mi ha dato molto, ma ho anche perso tutto a causa del mio lavoro. Sono pronto a tutto e vorrei che anche i giocatori lo fossero. Durante le mie riunioni, tutti sono coinvolti. Non temo quello che raccontate sulle mie riunioni. Poi, ogni volta, tutto esce. Qui bisognerebbe chiedersi perché un allenatore non dura più di due anni all’OM. Mi piace essere al centro delle polemiche, questo genere di giornata mi fa venire voglia di restare 4, 5 anni all’OM. Credo di essere dalla parte giusta. (...) Sono arrabbiato, frustrato per le ultime partite, per il modo in cui sono state giocate. Sono deluso, ma sono nel mio ambiente naturale. Non so se sono il migliore per l’OM, ma sono sicuramente nel posto giusto. Se pensavate di colpirmi con questo articolo, in realtà mi stimola. Ho 45 anni, ho raggiunto le 400 partite a REIMS, vengo da un paese come l'ITALIA, che è ancora più polemico della FRANCIA. So che un mese fa la conferenza stampa durava 3 minuti perché eravamo secondi. Oggi serve un casco.» E DE ZERBI non abbandonerà il campo di battaglia.
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